Storia e Sede

La prima sede della Cappella "S.Cecilia" nel 1930 fu la chiesetta intitolata a S.Matteo nella piazza detta anche "del fico" oltre che S. Matteo.
E in quella sede furono effettuate delle prove anche in seguito quando la sede si era spostata.
Sul finire degli anni trenta difatti la sede si sposta nella chiesa di S. Nicolao ed in seguito, nei locali della Parrocchia di S. Pietro Somaldi in Via S. Gemma Galgani, 53.
Intorno al '40 troviamo la Cappella nella sala del cortile del Decanato di S. Michele e qui rimane fin verso il 1964.
In questo anno il Vescovo Mons. Bartoletti assegnò alla Cappella divenuta "Coro della Cattedrale" la sede attuale e cioè l'oratorio della Madonnina a Porta S. Pietro.
L'edificio ebbe bisogno di parecchi lavori: il rifacimento del tetto e dell'intonaco interno ed esterno, la revisione del pavimento ed il rifacimento dell'impianto elettrico.

In seguito il locale è stato reso più accogliente da una nuova tinteggiatura dentro e fuori, dalla sistemazione di una gradinata per i coristi, di un servizio igienico, dell'impianto di riscaldamento, dell'impianto stereo, del frigo e soprattutto di una segreteria autonoma sul retro che serve anche come seconda saletta prova.

La Cappella "S.Cecilia" ha ora davvero una sede facilmente accessibile e ben adeguata anche per la libertà che consente e veramente degna per la bellezza del luogo, certo uno dei più simpatici della città . Tale lo rendono la vicina salita alle Mura, la Porta S.Pietro, i gradinetti ben tenuti con la vaschetta e la chiesetta sulla quale è tornata per iniziativa della Cappella con l'intervento del Comune una copia della statuetta della Madonnina attribuita al Biduino.

In sostanza ci pare quindi una soluzione vantaggiosa anche per la città perché consente la conservazione ottimale della chiesetta della Madonnina e la sua migliore utilizzazione.
L'immagine della Madonna con Bambino con Sant'Avertano ed il beato Romeo dell'oratorio di Porta S.Pietro è un interessante esempio di "palinsesto" pittorico le cui vicende storiche sono ampiamente documentate.
Alla fine del XV secolo le preoccupazioni per gli incombenti periodi di invasione straniera spinsero il governo della Repubblica di Lucca a sanzionare alcune drastiche misure urbanistiche che consentissero alla città di potersi difendere in caso di un probabile assedio; Carlo VIII Re di Francia era penetrato senza difficoltà con le sue truppe in Italia; Firenze deteneva ormai un ruolo egemone su tutta la Toscana e i lucchesi temevano per la loro indipendenza.
In attesa di erigere i nuovi bastioni che sarebbero stati in grado di ospitare le artiglierie moderne, nel 1513 il Consiglio Generale della Repubblica decretò l'abbattimento dei borghi esterni alle mura che avrebbero potuto offrire riparo a un esercito nemico. Fu realizzata la "tagliata" ossia una fascia di rispetto intorno alle mura ampia circa 500 metri completamente libera da alberi ed edifici; in questo modo furono rase al suolo oltre a numerose abitazioni civili anche molte chiese urbane; il 1° settembre del 1513, come riferisce Paolo Di Poggio, fu gettata a terra l'antica chiesa di San Pietro Maggiore detta anticamente di Silice.

La chiesa documentata dall'anno 740, doveva avere la sua facciata nei pressi scesa del Baluardo Santa Maria e la tribuna nella zona limitrofa all'attuale Porta San Pietro; tutti i titoli ed i beni della vecchia basilica furono trasferiti alla chiesa di San Pietro in Cortina che si trovava nella zona occupata oggi dalla Piazza Napoleone. Durante i lavori di abbattimento avvenne un evento miracoloso che fu descritto con dovizia di particolari alcuni decenni dopo dal visitatore apostolico Giovanni Battista Castelli. Il tratto di muro su cui era dipinta una Madonna con il Bambino resisteva tenacemente ai colpi dell'ariete utilizzato per la demolizione; un muratore, impugnata una mazza, sferrò allora un colpo contro l'immagine ne vide scaturire una fiammata e per lo spavento svenne; nessuno degli operai osò più proseguire l'opera. Sisto Gara Della Rovere, Vescovo di Lucca, venuto a conoscenza dell'avvenimento, ordinò che la parete fosse lasciata intatta e che l'affresco fosse conservato decorosamente. L'immagine divenne subito meta di devozione e fu inclusa in un piccolo oratoio. La Madonnina rimase isolata fuori dalle vecchie mura fino al 1565 quando in seguito alla costruzione delle attuali mura fu inclusa nel perimetro urbano. Possiamo vedere la chiesetta raffigurata per la prima volta nella pianta di Lucca del 1588 contenuta nell'opera di G. Braun e F. Hogenberg. La ricognizione del visitatore apostolico determinò probabilmente nuovi lavori all'edificio: sull'architrave della porta centrale si legge la data 1575 con il monogramma dell'opera di San Pietro Maggiore. Mons. Castelli redasse una dettagliata relazione descrivendo l'immagine circondata da un grandissimo numero di ex-voto, meta di continuo pellegrinaggio; a una parete della chiesetta, in segno di riconoscenza, era appesa persino un'armatura donata da un cavaliere sopravvissuto ad un duello in battaglia.

Gli atti di devota generosità proseguirono negli anni: Carlo di Lodovico Samminiati lasciò nel suo testamento pubblicato il 16 ottobre del 1601 la considerevole cifra di 500 scudi d'oro al priore di San Pietro Maggiore da spendere entro tre anni nell'abbellimento dell'oratorio; il famoso organaro Cosimo Ravani il 2 aprile 1623 donava alla Madonnina un organo a canne "a laude et onore di detta SS. Vergine".
Il legato Samminiati restò inspiegabilmente sospeso per 70 anni fino a quando il priore Girolamo Palma si fece carico della sua definitiva esecuzione. I progetti di ingrandimento dell'edificio furono però bloccati dall'Offizio sopra la Fortificazione che, considerata la vicinanza alle mura, pose delle severe restrizioni soprattutto al rialzamento del fabbricato. Alla fine, per dare inizio ai lavori, il priore fu costretto ad interpellare direttamente il Consiglio degli Anziani.

Nelle due scritture private del 27 ottobre e del dicembre 1670 fra il priore e il maestro Giov. Maria Padre Dio possiamo leggere l'elenco dettagliatissimo di tutti i lavori concordati e realizzati entro il 14 agosto 1671 che hanno determinato la forma odierna dell'oratorio: tutto l'edificio fu rialzato fino a 12 braccia complessive, la facciata e l'interno furono ridisegnati e abbelliti con stucchi, paraste e cornici, il soffitto venne coperto con una volta ad incannicciata. L'affresco con la Madonna subì uno stacco massello cioè fu cerchiato insieme al pezzo di muro su cui si trovava con un telaio di legno e ferri per essere spostato nella nuova posizione più in alto. Il recente restauro voluto dalla Soprintendenza ai Beni Culturali sii è rilevato particolarmente interessante poiché ha messo in luce oltre alle differenti stesure pittoriche superficiali anche la presenza di un altro affresco più antico, sotto il presente, sul quale è visibile un'incisione graffita in caratteri non latini (nell'angolo in basso a destra). La parete centrale dell'affresco con la Madonna con il Bambino e i due Santi risale alla metà del secolo XV ed è stato attribuito da M. T. Filieri a Borghese di Pietro Borghese, pittore pisano attivo a Lucca negli anni venti fino ai sessanta del Quattrocento. Le pareti alte e laterali con gli angeli furono aggiunte probabilmente durante un intervento di restauro immediatamente successivo all'evento miracoloso del 1513 e sono attribuite ad Ansano di Michele Ciampanti.




Preferenze cookie
0